sabato 5 febbraio 2011

UNA YURTA IN MAREMMANA

LA YURTA
 Guida per costruirsela




Se i dintorni di Ulan Bator, capitale della Mongolia, pure in epoca di inarrestabile urbanizzazione sono pieni di yurte, significa che queste non sono solo un tipo di tenda  vecchia di due millenni, ma soprattutto un modo di abitare. E un suo progetto che affonda nei secoli è straordinario. La stabilità è garantita da una risorsa inesauribile e gratuita : la forza di gravità; inoltre essa è ad impatto zero o addiririttura positivo sull' ambiente circostante.

Oggi la yurta fa la sua comparsa  nei campeggi e nelle campagne, i suoi utilizzatori scoprono con sorpresa la poesia, la cultura  e il genio inventivo di un popolo tenacemente nomade : i mongoli.

Al di là delle proposte commerciali, questo sintetico manuale si propone di far nascere nel lettore la 'voglia di costruirsi da solo una yurta di tre metri di diametro.


Edizione speciale in occasione della 30°mostra mercato Sorano 13-21  agosto 2010




millelire stampa alternativa


direzione editoriale Marcello Baraghini
redazione Alvaro Romei
editing grafica e impaginazione Ettore Bianciardi


Marcello Baraghini,e nato 67 anni fa a Civitella di Romagna. 
Vive in una casa in campagna a Elmo, nel cuore del territorio etrusco tra Pitigliano, Sorano e Sovana. Accanto al suo casolare ha da poco costruito una Yurta, la tradizionale capanna mongola e ha pubblicato un manuale che spiega come costruirsi questo economico ed ecologico riparo. Nel 1970 ha fondato Stampa Alternativa. Da 8 anni organizza il Festival Internazionale
di Letteratura Resistente (quello del 2011 sara dedicato alla letteratura yiddish) che ha ospitato
tra lfaltro scrittori e poeti come Gary Snyder, Jim Koller, John Giorno, John Sinclair.

venerdì 4 febbraio 2011

IL LIBRO è MIO E ME LO PUBBLICO IO


Questo libro potrebbe essere il manifesto per l’eliminazione dell’editore, il riconoscimento esplicito della sua inutilità pratica e della sua pericolosità sociale.
I grossi editori tradizionali infatti sono all’apice della loro crisi storica: alla ricerca esasperata del massimo profitto per sopravvivere, hanno da una parte portato il prezzo di copertina a livelli insostenibili per il lettore, dall’altra non accettano più rischi industriali, limitandosi a pubblicare libri spazzatura di persone già famose per conto loro.
È sorto allora un altro genere di editori, detti a pagamento, vera e propria calamità sociale: gli autori esordienti che cadono nella loro rete, sostengono un costo esorbitante e fuori da ogni logica per un servizio che si limita alla stampa di poche copie del proprio libro.
Questo manuale libera lo scrittore esordiente da questi due mali e lo indirizza verso la autopubblicazione e la autopromozione del proprio libro, una scelta che sarà sempre più premiante negli anni a venire.
Indica inoltre ai nuovi editori che si presenteranno sulla scena, quale dovrà essere la loro missione: scoprire e far conoscere talenti letterari, cioè quello che i vecchi grossi editori hanno smesso di fare da molto tempo.
Ettore Bianciardi - Marcello Baraghini
IL LIBRO MIO LO PUBBLICO IO
Guida all'autopubblicazione
manuale - pag. 208
prima edizione dicembre 2010
prezzo edizione elettronica € 0,00 prezzo edizione cartacea € 9,00
SCARICA I PROGRAMMI
LO VOGLIO STAMPATO!
ORDINALO A NOI
euro 9,00
LO VOGLIO GRATIS!
SCARICA ALLORA IL PDF GRATIS

LETTERE D'AMORE DAL FRONTE



Provoca una strana emozione questa raccolta di lettere d’amore scritte o ricevute da militari italiani impegnati nelle guerre dal 1915 al 1945: quella di scoprire che le cose più desiderate in quei momenti di paura e pericolo sono le cose tranquille e note del vivere quotidiano: i piselli da maturare, la brillantina che scarseggia, i francobolli che non si trovano. E poi l’amore, certo, per la donna rimasta a casa, con la quale non si vorrebbe mai interrompere il colloquio quotidiano. Non si troveranno invece qui accenti eroici, dichiarazioni nobili, parole che suscitino commozione e ammirazione. Si troverà invece eroismo quotidiano, volontà di sopravvivenza, ostinazione a rimettere tutto a posto come prima, che costituisce l’essenza stessa e la grandezza del paese reale.
LETTERE D'AMORE DAL FRONTE
... io non sono mica tristo...
a cura di CARLA CENCINI
Antologia di scritti - pag. 104
prima edizione gennaio 2011
prezzo edizione elettronica € 0,00 prezzo edizione cartacea € 6,00
LO VOGLIO STAMPATO!
ORDINALO A NOI
euro 6,00
LO VOGLIO GRATIS!
SCARICA ALLORA IL PDF GRATIS

TRE DOMANDE A NADA

Da alcuni anni la cantante Nada Malanima risiede in pianta stabile nelle campagne di Montauto, vicino Manciano.
CO: Perché la Maremma collinare?
NM: Quando decisi di cambiare casa sentivo il bisogno di stare in campagna. In questo angolo di Maremma ho trovato le condizioni ideali per concentrarmi sul lavoro. In mezzo a questa quiete idee e spunti sorgono spontaneamente. Inoltre è una posizione perfetta da un punto di vista logistico, visto che in un’ora e mezza di macchina sono a Roma quando il lavoro lo richiede. Forse era destino che venissi a vivere proprio qui. Già da molto prima, ai concerti cantavo “Maremma Amà”,la celebre canzone popolare, che tra l’altro ho inciso sul disco “Nada trio” del 1998. Probabilmente era un segno del fatto  che un giorno questa sarebbe diventata la mia terra. Una terra dura, se vogliamo, che non ti regala niente; ma che conserva ancora pregi naturalistici che oggi troviamo da pochissimi parti al mondo. Ed è bella così: poco abitata e quasi inviolata.
CO: Componi qui le tue canzoni?
NM: Sì. La canzone “Luna in piena” che ho portato al festival di Sanremo l’anno scorso è nata qui. A dirla tutta, l’intero album è stato composto in collina. E qui ho anche trovato la forza di finire il libro che mi portavo dietro da molto tempo.
CO: Che rapporto hai con la scrittura?
NM: Ho scritto “Il mio cuore umano” principalmente per stendere un filo conduttore tra la mia infanzia e quello che sono oggi. A dire il vero il libro prende le mosse da ancora prima che io nascessi, visto che la mia famiglia, di contadini, aveva un profilo un po’ insolito  e mille storie adatte al racconto. In questo libro mi sono messa a nudo, ho raccontato me stessa fino in fondo e senza veli, nelle mie debolezze e sensibilità. Sono sempre stata molto curiosa della vita, forse è stato proprio grazie alla mia curiosità che non ho mai rivolto uno sguardo distratto a quello che mi accadeva.
CO: La storia che racconti nel libro riguarda la collina?
NM: Un po’. L’inizio è ambientato nella campagna toscana degli anni Cinquanta, con il parto che portò alla mia nascita – un evento eccezionale per una donna giovane ma malata come era mia madre.  Nada è il nome della zingara che aveva letto nel mio futuro tante soddisfazioni e gioie. In realtà ho incontrato molte difficoltà, non ho avuto una vita proprio facile. Il titolo del libro riprende la frase pronunciata da mia nonna Mora quando i medici mi diagnosticarono il soffio al cuore: “cosa vuoi che sia questo soffio al cuore, in fondo è sempre un cuore umano!” . Poi iniziai ad andare a lezione di musica non perché lo volessi ma per compiacere mia madre. A quindici anni, quando il fuoco del canto mi portò a Roma, conobbi la solitudine. La metropoli era una realtà che mi spaventava. L’anno dopo il primo Sanremo, la mia giovane età mi valse il soprannome di ‘pulcino’. Poi i viaggi e le tournée temprarono il mio carattere. Ma l’amore per la campagna è rimasto lo stesso di allora. Forse è l’unica costante della mia vita. Ho una natura libera e selvaggia e anche per questo la Maremma è il mio habitat ideale.
Giulia Morini

da COLLINE OGGI

TRE DOMANDE AD AMMANITI

Dopo il successo di Che la festa cominci, in luglio Niccolò Ammaniti ha iniziato a scrivere un nuovo libro nel suo podere vicino Pitigliano. Lo scrittore romano è un vero amante delle colline. Prima della casa nei dintorni della città del tufo, il suo buen retiro è stato per dieci anni alla Campigliola, nella natura di Manciano. Non è un caso se alcuni passaggi dei suoi libri sono ambientati in zona, a iniziare dalle cascate di Saturnia in Ti prendo e ti porto via. Gli parliamo al telefono dopo una giornata che ha passato a scrivere: del nuovo libro non dà alcuna anticipazione perché dice di essere superstizioso. Passiamo ad altro.
CO: Cosa l’ha colpita delle colline al punto da farne un rifugio dalla città?
NA: La quiete. Sto bene in queste zone perché sono molto rilassanti, vi trovo la tranquillità che a Roma manca. E’ il posto ideale per chi vuole concentrarsi facendo il vuoto dal mondo. Qui in collina ho scritto Io non ho paura (uno dei due romanzi di Ammaniti da cui il regista premio Oscar Gabriele Salvatores ha tratto un film: l’altro è Come Dio comanda, ndr) e l’ultimo libro. In queste terre il paesaggio non è ancora segnato dal cemento, come invece vedo lungo la strada per arrivare da Roma. Segno che amministratori e politici hanno una particolare sensibilità. Spero che questa attenzione rimanga con il tempo, aldilà dell’inevitabile ‘progresso’. Spero di non vedere troppe nuove costruzioni farsi largo nelle campagne.
CO: A proposito di amministratori. Sulla rete sociale Facebook è sorto un gruppo che la riguarda, “Niccolò Ammaniti sindaco di Pitigliano”. Sapeva di questa iniziativa?
NA: Ne sono venuto a conoscenza un po’ di tempo dopo che il gruppo era stato aperto. Ovviamente chi lo ha fatto non mi aveva chiesto niente. Erano malinformati: sono, e voglio continuare a essere, uno scrittore; politica e amministrazione non mi interessano. Tanto più che conosco poco i problemi di queste zone. Quando vengo resto nel podere a lavorare o rilassarmi.
CO: Detta così sembra quasi che non esca di casa. Per esempio sappiamo che il passato ottobre ha fatto il vino usando i metodi tradizionali con dei ragazzi di Pitigliano.
NA: (sorride) No, questa è una esagerazione. Non ho fatto altro che andare a un’ottima cena in cantina, assieme a dei ragazzi che il pomeriggio avevano fatto il vino secondo la vecchia maniera, pestando l’uva coi piedi. A Pitigliano ho trovato delle persone veramente carine e cordiali. E la cucina è davvero buona – d’altronde conosco e apprezzo i piatti maremmani da molti anni, ormai. A dire il vero il cinghiale, che è una delle specialità più tipiche, non mi piace. Però il resto compensa ampiamente, a iniziare dai primi.
(da COLLINE OGGI 48, agosto 2010)

TEATRO SALVINI -PITIGLIANO

 Volare

Pitigliano - Teatro Salvini - PITIGLIANO Sabato 5 febbraio 2011 - Ore 21,00

Un tuffo emozionante nella storia di un personaggio simbolo della grande canzone italiana. Il recital di Gennaro Cannavacciuolo, premio ETI 2009 Olimpici del Teatro come attore non protagonista, propone in una reinterpretazione personale le varie strade musicali percorse da Modugno. Nella prima parte, via con le canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O CAFFE'” a “LA DONNA RICCIA”, da “LA CICORIA” e “U PISCI SPADA”, alla più famosa “IO MAMMETA E TU”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra madre e figlio tratto dalla commedia musicale “TOMMASO D'AMALFI” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo. Nella seconda parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “VECCHIO FRAC”, “TU SI NA COSA GRANDE”, “RESTA CU MME” e così via sino all’ormai inno nazionale “NEL BLU DIPINTO DI BLU”, cantato e danzato a mo' di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire. Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, applaudito dalla critica più esigente, che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche.
(Tratto da http://www.teatrodelleforchette.it)

Prezzi:
Abbonamenti: intero € 40,00 ridotto € 32,00
Biglietti: intero € 10,00 ridotto € 8,00

Prevendita biglietti presso l'ingresso del teatro nel giorno precedente lo spettacolo, orario 10-12 e 15-17

Riduzioni
Hanno diritto a riduzioni gli spettatori con età inferiore a 12 o superiore a 65 anni

Recensioni:
…uno straordinario Gennaro Cannavacciulo che con la sua delicatezza ed eleganza scenica, nel suo “interattivo” recital dedicato al grande Domenico Modugno regala momenti di nostalgica ed indimenticabile poesia musicale. Le Grandi Dionisie, Carlo Dilonardo … Cannavacciuolo passa con estrema disinvoltura dalle canzoni dialettali a quelle macchiettistiche, dagli intensi brani d’amore a quelli malinconici e amari, proseguendo con i monologhi teatrali e il suggestivo ed intenso dialogo fra madre e figlio… uno spettacolo che il numeroso pubblico ha mostrato di apprezzare, salutando le performances di Cannavacciuolo con applausi a scena aperta Tratto da Il Tempo, S. Cozzolino .

… funambolico e fregolesco.. Cannvacciuolo si è fermato come maschera…. nel refrain “Volare” che la gente gli ha conteso decretandogli un trionfo. Tratto da La Repubblica, R. Di Gianmarco

… una bella idea, una serata piacevole, elegante, affidata totalmente alla bravura di Gennaro Cannavacciuolo [… ] lo spettacolo offre brillanti spunti teatrali… canzoni per niente banali, musica e parole in perfetta armonia, testi vibranti in dialetto e in lingua, che talvolta diventano pura poesia… intensi frammenti drammatici di una teatralità straripante… Bravo Gennaro… così il suo Modugno volerà ancora. Tratto da La Nazione, P. Lucchesini