Immersi tra profumi balsamici, suoni ancestrali e antiche memorie...
di Francesco Di Marco
Se  vivete in una grande città, ad esempio Roma, e non ne potete più del  traffico,
 del lavoro o dei vicini maleducati e rumorosi, forse è  arrivato il momento di una piccola vacanza! 
Tranquilli, non serve il  passaporto, né un biglietto aereo, bastano poche decine di euro
 di  benzina o, meglio ancora, un pieno di gpl e, dopo aver infilato curve  per 170 km, 
potrete giungere a... Gerusalemme!
La piccola Gerusalemme etrusca
La chiamano così per la presenza di una piccola comunità ebraica che si è integrata, 
nel tempo, in maniera inscindibile con la popolazione locale.
  L'importanza e la forza di questa comunità, presente a Pitigliano sin  dal XVI secolo,
 è però ben rappresentata dal quartiere del vecchio  ghetto in cui si staglia la Sinagoga 
e trovano posto il profumatissimo  forno Kosher, il suggestivo cimitero sulla statale per 
Manciano e, da  quest’anno, un ricchissimo festival sulla letteratura Yddish che si  tiene
 durante la prima settimana di Settembre e che ha ridato vita a  questa importante comunità,
 permettendo l’incontro di altre realtà  ebraiche provenienti da tutto il territorio italiano e oltre.
 Ma a  Pitigliano, ogni epoca ha lasciato un segno: etrusca, romana, medievale. 
Ogni popolo che si è avvicendato, ha scavato il tufo creando infinite  città sotto la città! 
Cunicoli, pozzi, tombe, colombari... Pitigliano si  specchia specularmente sotto se stessa.
 E le testimonianze delle  antiche civiltà che hanno abitato queste zone sono presenti in tutta  l'area circostante,
 come i paesi di Sovana e Sorano. 
Un labirinto custodito da sentinelle millenarie
Quello  che riporta indietro nel tempo però, sono le Vie cave. Pitigliano è  circondata,
 appena al di sotto della rupe, da un’area boschiva  fittissima, insondabile all’occhio umano
 a guardarla dall’alto.  Affacciandosi tra le arcate dell’Acquedotto Mediceo (realizzato fra il  1636 e il 1639),
 diventa irresistibile la voglia di scendere a valle per  scoprire il segreto che si cela sotto alle braccia millenarie
 di querce  e faggi, posti a far da sentinelle al mistero di queste fenditure  profonde anche 
più di venti metri, scavate a mano nella calda roccia  tufacea dagli etruschi o magari, chissà, 
forse diversi millenni prima da  civiltà ancora più antiche. Ciò che si percepisce, quando ci si trova 
  al buio in pieno giorno, con due pareti di roccia mastodontiche ai lati,  è un senso di estraniamento temporale. 
Si respira il profumo  balsamico del muschio, alle orecchie arrivano suoni così antichi da 
divenire immaginari cordoni ombelicali ancestrali che si congiungono con  quelle civiltà da
 cui discendiamo. Da qui si arriva alle  grotte, ancora così accoglienti da provocare il timore del 
ritorno di  chi le abitava 2500 anni fa, da un istante all’altro. La Necropoli, nei  pressi della quale è 
stato allestito il Museo Archeologico all’aperto  “Alberto Manzi”, può essere senz'altro considerata 
la Stonehenge italiana di Poggio Rota, dove giganteschi monoliti sono stati innalzati 
misteriosamente a formare il primo osservatorio astronomico preistorico italiano,
 scoperto nel 2006 e ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica.
 
Un covo di artisti 
Appena  si risale a monte si viene circondati dall’imponenza dei bastioni a  pianta poligonale 
dalla Fortezza Orsini. Di origine aldobrandesca, fu  ristrutturata fra il 1543 e il 1545 da Antonio 
da Sangallo il Giovane,  per volontà del conte Gianfrancesco Orsini. Nei pressi trova luogo  l’elegante 
Palazzo Orsini, anche questo di origine aldobrandesca, fatto  ristrutturare dalla nobile famiglia tra la
 fine del XV e la prima metà  del XVI secolo. Oggi appartiene in gran parte alla Curia Vescovile ed è
  sede della Diocesi di Pitigliano, Sovana e Orbetello. Il palazzo ospita  due musei, quello Civico Archeologico 
e quello di Palazzo Orsini,  unitamente alla Biblioteca e all’Archivio Storico Comunale e alla  Biblioteca 
e all’Archivio Storico Diocesano. Lasciando alle spalle gli  edifici storici, si entra nel borgo vero e proprio. 
Sulle vie principali  del paese si affacciano numerose botteghe di giovani artisti e  artigiani che ancora oggi 
vivono coraggiosamente del lavoro manuale e  artigianale e che arricchiscono Pitigliano di un valore molto 
prezioso:  l’ingegno. Ed è proprio sul concetto d’ingegno che si sviluppa l’idea di Marcello Baraghini,
  fondatore della casa editrice “Stampa Alternativa” (quella dei mitici  “Millelire”) che, 
con le sua invidiabile riserva di nuove energie e  sostenuto da giovani artigiani, ha realizzato
 a partire da quest’anno  l’avveniristico festival Reciclart – Seconda vita,  nella splendida cornice
 di una delle più affascinanti piazze del centro  storico, intitolata a Papa Gregorio VII. È stata così
 inaugurata anche  qui la nuova concezione di mostre mercato d’artigianato, fondata sulla  rigida
 regola che impone a tutti gli O.P.I. (Operatori del Proprio  Ingegno) che partecipano all’evento,
 di realizzare manufatti a partire  interamente da materiali di scarto, mettendo in pratica in questo
 modo  la forma più pura e intelligente di riuso. Dopo aver passeggiato tra i  banchi di questa 
incredibile “fiera”, è quasi d'obbligo fermarsi a fare  due chiacchiere con le “Capisottane” 
che popolano a ogni ora le viuzze  del paese. Il termine indica in dialetto le donne anziane 
che, sedute  gran parte della giornata sulle tipiche sedie impagliate fuori dalle  loro case, 
non perdono certo l'occasione di rimanere aggiornate sul via  vai del paese e sulle novità...
Ed è con una leggera malinconia che si  fa ritorno alla metropoli, dopo aver respirato aria
 d’altri tempi che  sembra conservare la saggezza e la bellezza del passato e che ci  permette 
di guardare con intelligenza rara al futuro... Chissà se siamo  più coraggiosi noi a rimanere 
nelle grandi città fra le nostre  “comodità” o le tremila anime che hanno scelto di continuare 
a lustrare  con i loro passi le vie di questo piccolo dono dei tempi che furono...
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