venerdì 4 febbraio 2011

TRE DOMANDE A NADA

Da alcuni anni la cantante Nada Malanima risiede in pianta stabile nelle campagne di Montauto, vicino Manciano.
CO: Perché la Maremma collinare?
NM: Quando decisi di cambiare casa sentivo il bisogno di stare in campagna. In questo angolo di Maremma ho trovato le condizioni ideali per concentrarmi sul lavoro. In mezzo a questa quiete idee e spunti sorgono spontaneamente. Inoltre è una posizione perfetta da un punto di vista logistico, visto che in un’ora e mezza di macchina sono a Roma quando il lavoro lo richiede. Forse era destino che venissi a vivere proprio qui. Già da molto prima, ai concerti cantavo “Maremma Amà”,la celebre canzone popolare, che tra l’altro ho inciso sul disco “Nada trio” del 1998. Probabilmente era un segno del fatto  che un giorno questa sarebbe diventata la mia terra. Una terra dura, se vogliamo, che non ti regala niente; ma che conserva ancora pregi naturalistici che oggi troviamo da pochissimi parti al mondo. Ed è bella così: poco abitata e quasi inviolata.
CO: Componi qui le tue canzoni?
NM: Sì. La canzone “Luna in piena” che ho portato al festival di Sanremo l’anno scorso è nata qui. A dirla tutta, l’intero album è stato composto in collina. E qui ho anche trovato la forza di finire il libro che mi portavo dietro da molto tempo.
CO: Che rapporto hai con la scrittura?
NM: Ho scritto “Il mio cuore umano” principalmente per stendere un filo conduttore tra la mia infanzia e quello che sono oggi. A dire il vero il libro prende le mosse da ancora prima che io nascessi, visto che la mia famiglia, di contadini, aveva un profilo un po’ insolito  e mille storie adatte al racconto. In questo libro mi sono messa a nudo, ho raccontato me stessa fino in fondo e senza veli, nelle mie debolezze e sensibilità. Sono sempre stata molto curiosa della vita, forse è stato proprio grazie alla mia curiosità che non ho mai rivolto uno sguardo distratto a quello che mi accadeva.
CO: La storia che racconti nel libro riguarda la collina?
NM: Un po’. L’inizio è ambientato nella campagna toscana degli anni Cinquanta, con il parto che portò alla mia nascita – un evento eccezionale per una donna giovane ma malata come era mia madre.  Nada è il nome della zingara che aveva letto nel mio futuro tante soddisfazioni e gioie. In realtà ho incontrato molte difficoltà, non ho avuto una vita proprio facile. Il titolo del libro riprende la frase pronunciata da mia nonna Mora quando i medici mi diagnosticarono il soffio al cuore: “cosa vuoi che sia questo soffio al cuore, in fondo è sempre un cuore umano!” . Poi iniziai ad andare a lezione di musica non perché lo volessi ma per compiacere mia madre. A quindici anni, quando il fuoco del canto mi portò a Roma, conobbi la solitudine. La metropoli era una realtà che mi spaventava. L’anno dopo il primo Sanremo, la mia giovane età mi valse il soprannome di ‘pulcino’. Poi i viaggi e le tournée temprarono il mio carattere. Ma l’amore per la campagna è rimasto lo stesso di allora. Forse è l’unica costante della mia vita. Ho una natura libera e selvaggia e anche per questo la Maremma è il mio habitat ideale.
Giulia Morini

da COLLINE OGGI